Articoli di giornale su La Bella e la Bestia

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view post Posted on 1/3/2009, 21:04

Re del Mare

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Qui mettiamo tutti gli articoli di giornale che troviamo su La Bella e la Bestia.

La morale della favola Quasi un musical il Disney di Natale

L A Bella e' una brunetta piuttosto somigliante a Julia Roberts (come Biancaneve, a suo tempo, somigliava alla diva hollywoodiana d ' epoca Janet Gaynor). La Bestia e' impressionante, possente come un toro, agile come un grande felino, grossa come un orso: un ibrido con criniera da leone, cranio da bisonte, zanne da cinghiale, zampe e coda da lupo, ma con limpidi patetici occhi azzurri. Il Cattivo e' una specie di Lil' Abner vanesio, presuntuoso e prepotente. Gli oggetti antropomorfizzati, umanizzati, sono incantevoli: il candeliere cameriere Lumiere, l' orologio maggiordomo, la teiera governante con suo figlio Chicco che e' una vivace tazza da te', l ' armadio cantante lirica, l' attaccapanni domestico personale, e poi una folla di stoviglie, arredi, vasellame, piumini, pentole, soprammobili e mobili, pronti a trasformarsi in ballerini, in servitori, in coristi, in combattenti. Arriva Natale e arriva il film a disegni animati della Disney, con le sue cifre trionfali e ricattatorie: tre anni e mezzo di lavoro, 600 tra animatori artisti e tecnici, un milione di disegni, 226. 000 lucidi colorati, 1300 fondi di scenografia animati al computer e tutto quanto. <la Bella e la Bestia>, diretto da Gary Trousdale e Kirk Wise, e' il quinto lungometraggio fiabesco d' animazione realizzato dalla Disney dopo <biancaneve e i sette nani> (1937), <cenerentola> (1950), <la bella addormentata> (1959), <la SIRENETTA> (1989). E' carino, divertente, musicale, lussuoso e non privo di difetti. Se l' accoppiamento Bellezza Mostruosita' ha avuto al cinema infinite varianti, se accanto ad attrici seducenti si sono via via ritrovati King Kong, il Fantasma dell' Opera, il Gobbo di Notre Dame o la Creatura della Laguna Nera, ne <la Bella e la Bestia> la fiaba originaria cela un elemento in piu', la scelta tra il padre e il marito cosi' cruciale per le ragazze; ed e' assai piu' antica del cinema. La scrisse (ricavandola come sempre accade con le favole da precedenti stesure o racconti orali) la favolista settecentesca francese Madame Leprince de Beaumont, nata a Rouen nel 1711, morta vicino ad Annecy nel 1780: inglobava pure parte di <cenerentola> nel racconto d' una vasta famiglia, padre mercante, tre figli, tre figlie, nella quale la Bella era la figlia piu' attraente buona e servizievole, piu' maltrattata dalle sorelle vanitose, pigre e arroganti. Nella fiaba il padre, una notte, rientrando da certi suoi affari, sorpreso da un terribile temporale si rifugia in un castello apparentemente deserto, dove mani invisibili gli offrono cibo, bevande, vestiti asciutti, un letto confortevole. Al mattino, svegliandosi, il mercante vede <una Bestia tanto orribile da far svenire>, che parla e gli promette morte <a meno che una delle figlie non prenda il tuo posto>. E' la Bella, naturalmente, a sostituirsi al padre per salvargli la vita. Nel castello vuoto viene circondata da tutte le cure. Ogni sera, alle nove, la Bestia orrida e anche poco brillante siede a cena con lei. Ogni sera, al termine del pasto, le chiede: <bella, vuoi essere mia moglie? >; <no, Bestia>, risponde lei con franchezza, e il povero mostro <emette un sospiro tanto spaventevole da far tremare il castello>. Ma, sera dopo sera, le prove di bonta', generosita' e tenerezza della Bestia si moltiplicano sino alla concessione della liberta' alla ragazza. S' approfondisce anche la sua malinconia di essere non amato, che lo porta quasi alla morte: <non morire, cara Bestia, vivi per diventare mio sposo>, implora la Bella, e di colpo si trova davanti <un principe bello come un Amore>, finalmente liberato dal maleficio di cui era prigioniero. La Fata loda la Bella: <hai preferito la virtu' alla bellezza e allo spirito, avrai in premio la perfetta felicita'. Sarai regina, mentre le tue sorelle saranno mutate in statue>. Il film cambia la favola, la semplifica, la modernizza. Non parla di matrimonio, soltanto d' amore. Scompaiono fate, fratelli e sorelle. La Bella e' figlia unica: e, piu' che una creatura salvifica per virtu' d' amore, si presenta come una ragazza indipendente, dinamica, coraggiosa, gran divoratrice di libri e topo di biblioteca. Compare un Cattivo, un giovanotto del paese, <macho> muscolare sopraffattore deciso a sposare la Bella che non lo vuole anche ricattandola nel suo affetto per il padre: e capace di mettersi alla testa d' una cieca folla violenta, armata di forconi e fiaccole come negli horror B d' ambiente ottocentesco, nella caccia al mite mostro per ucciderlo in quanto <diverso>. La vera Bestia e' il Cattivo, si capisce: peccato si chiami col nome troppo buffo di Gaston, e del resto la goffa ambientazione francese, tutto un fioccare di Monsieur e di Bonjour, e' uno dei difetti del film, insieme con l' assai pesante intento didattico antiapparenza e filotolleranza. Altro difetto, la scelta non definita tra magia e verosimiglianza: c' e' lo specchio magico che permette di vedere persone lontane (come la televisione), ci sono il maleficio, il castello incantato e i servitori trasformati per sortilegio in oggetti, ma la mutazione della Bestia in Bel Principe, che avviene per stadi successivi come la cine mutazione Jekyll Hyde, pretende d ' essere quasi realistica. C' e' divertimento, mancano la poesia e il mistero dolente che erano invece cosi' toccanti e affascinanti ne <la Bella e la Bestia> di Jean Cocteau, film 1946 con Jean Marais e Josette Day, dove cariatidi viventi spiavano con occhi dalle ciglia bianche, braccia umane sorgevano dal nulla o uscivano dalle pareti per servire gli ospiti del castello, e la statua di Diana levava il suo arco per scoccare frecce fatali. Ulteriore difetto, il disegno delle persone, banal sommario, alla giapponese; mentre il disegno degli oggetti e' bellissimo, e si fa stupendo nelle coreografie perfette dei due grandi Balletti delle Cose, uno di felicita' per l ' occasione di rendersi utili, l' altro di combattimento per respingere gli invasori del castello. Sono piacevoli (e tradotte in italiano) le canzoni Oscar premiate di Alan Menken e Howard Ashman (a quest' ultimo, morto l' anno scorso di Aids, il film e' dedicato <con eterna gratitudine> ), le musiche di Menken: Gino Paoli e sua figlia Amanda Sandrelli cantano in duetto soltanto la canzone che accompagna i titoli di coda del film, non altro. E naturalmente ci sono alcune di quelle fughe notturne nella bufera attraverso boschi spaventevoli, momenti di pura angoscia cosi' intensamente disneyani cosi' paurosamente emozionanti. Lietta Tornabuoni LA BELLA E LA BESTIA (Beauty and the Beast) di Gary Trousdale e Kirk Wise Usa, 1991. Cinema Olimpia 1, Capitol di Torino; Manzoni, Nuovo Arti, Orfeo di Milano; Adriano, Empire, Paris, Reale di Roma.



(Da La Stampa del 04-12-1992)

La bella e la bestia tra musical e fiaba

CANNES. Ancora una volta Walt Disney ha fatto centro. O meglio, ancora una volta, come ai tempi di <biancaneve e i sette nani> e di <fantasia>, i suoi studi prodigiosi per maestria tecnica e senso dello spettacolo hanno prodotto un film che piacera' al pubblico degli adulti e dei bambini, e che si e' gia' aggiudicato due Oscar per la migliore colonna sonora e per le migliori canzoni. Proprio sulla musica infatti si regge la struttura drammaturgica e narrativa di <beauty and the Beast> (La bella e la bestia), presentato in prima europea, qui a Cannes fuori concorso. Una musica, composta da Alan Menken su testi di Howard Ashman (deceduto lo scorso anno e a cui il film e' dedicato), che trasforma l' eterna favola della bella e della bestia in una affascinante e accattivante commedia musicale, senza tuttavia privarla dei suoi caratteri fiabeschi e dei suoi risvolti avventurosi. Si sono messi in molti, anzi in moltissimi (centinaia di persone fra tecnici e artisti) a confezionare questo prodotto di qualita'. Dal 1989, dopo che la Disney aveva finito la <sirenetta>, con un meticoloso lavoro di progettazione e di realizzazione secondo i migliori standard della produzione disneyana , ci sono voluti tre anni. Ma il risultato finale e' li' a dimostrare quale sia stato l' impegno di tutti. Perche' di impegno si tratta, di alta professionalita'. Di qui nasce il fascino di un film che, senza uscire dalla tradizione hollywoodiana, anzi essendone totalmente pervaso, si gusta, al tempo stesso, come un vecchio <musical> e come un film d' avventura. Mantenendo la struttura della fiaba notissima, alla quale s' era ispirato nel 1946 Jean Cocteau per il poetico <la belle et la bete> gli autori della Disney (in particolare i registi Gary Trousdale e Kirk Wise, qui al loro primo lungometraggio) hanno reso omaggio al cinema classico di Hollywood. C' e' molto Busby Berkeley, nella divertente sequenza del balletto degli oggetti nel castello della Bestia. C' e' molta commedia e non poca suspense. C' e' soprattutto molto Disney Anni Trenta. Naturalmente aggiornato sul piano della tecnica del disegno (con rari interventi al computer) e del montaggio. Ma cio' che si apprezza di piu' al di la' della maestria di cui s' e' detto sono i personaggi, principali e di contorno. E' attraverso di loro che questo disegno animato, bello e fragile come una bolla di sapone, ricco e sontuoso come uno spettacolo di Broadway, ci riporta all' infanzia e ci fa dire che le fiabe esistono ancora. Gianni Rondolino



(Da La Stampa del 14-05-1992)



I pupazzi Disney diventano musical, attesa <la bella e la bestia> Topolino, conquista Broadway Si attende <the Lion King> l' Amleto dei leoni
NEW YORK. I pupazzi di Walt Disney approdano al Metropolitan di New York. Il lungometraggio animato <la Bella e la Bestia> diventera' un musical a Broadway nel 1994. Ma che sta succedendo nel mondo disneyano? Sono in tanti a chiederselo. Certo e' che l' ultima <stravaganza sinfonica> con Topolino, Minnie, Pluto e compagni sul palco del tempio newyorkese della lirica ha suscitato parecchie polemiche. <dove sono finite le esibizioni estive delle compagnie di danza piu' prestigiose del mondo, dal Bolshoi al Royal Ballet? > si domandano gli abituali frequentatori del prestigioso teatro di Manhat tan. E anche se la risposta parla di <un anno di transizione > , con la conferma di un ritorno dei balletti gia' dall' anno prossimo, non si puo' non notare un enorme, ingigantito potere del colosso di sneyano, dovuto soprattutto ai grandi successi di <la Bella e la Bestia> e del successivo <aladino>. Cosi' ogni sera, tra l' entusiasmo dei tanti bambini presenti al Met, si ammirano, attori, struzzi, ippopotami e coccodrilli che ballano sulle note de <la Danza delle Ore> da <la Gioconda> di Ponchielli, e <topolino apprendista stregone> (dal film <fantasia> ), Pippo in smoking a dirigere i novanta strumentisti dell' American Symphony Orchestra nell' Ouverture dal <guglielmo Tell> (uno dei momenti piu' esilaranti dello spettacolo). La SIRENETTA Ariel, stavolta in sembianze umane, indossa un costume da bagno e una coda che muove in continuazione. La bella SIRENETTA e' attorniata da crostacei e pesci che nuotano e si muovono al ritmo del calyp so <under the Sea>. E ancora scene da <il Libro della Giungla>, <mary Pop pins>, <biancaneve>, <pinocchio>, <la Bella e la Bestia> ed <aladino>, con melodie indimenticabili interpretate da un coro californiano di trentadue cantanti. Lo show, di produzione canadese, dura circa due ore, e' l' ultimo nato in casa Disney Special Projects, e giudicando dalla calorosa accoglienza del pubblico non manchera' di riscuotere in futuro grandi applausi in tutto il mondo. Alla prima di New York, alcune sere fa, il presentatore dello spettacolo era, nientemeno che, il grande capo della Walt Disney: Michael Eis ner. Tanto sforzo e' dovuto anche alle soddisfazioni che i cartoon stanno dando alla casa di animazione americana. Il fortunato <aladino> ha all' attivo gia' oltre duecento milioni di dollari, (il top in assoluto della Disney), e dal primo ottobre sara' disponibile in videocassetta negli Stati Uniti (vendite previste: dai trenta milioni di copie in su). Il lavoro sara' seguito dai pupazzi tridimensionali di <night mare Before Christmas> (Incubo prima di Natale), una fantasia surreale, del costo di trenta milioni di dollari, in uscita in America a novembre. Nella <terra del Natale> Jack Skellington, dal capo a forma di zucca, possiede ben settecento teste diverse per evidenziare altrettante espressioni facciali. L' uomo zucca e' nel mezzo di una crisi di mezz' eta'. E' solo, in cerca di un significato nella sua vita. Il progetto risale ad oltre dieci anni fa e si deve all' ex <animatore Disney> Tim Burton (il regista di <batman> ed <edward Mani di forbice> ) Burton ha cercato inutilmente di ricomprare i diritti del suo lavoro, rimasti pero' alla societa'. Seguira' nell' estate ' 94 l ' allegorico <the Lion King>, diretto da Don Hahn: una specie di Amleto tra i leoni, con l' Africa da fondale, gia' definito <storia mitologica sulle emozioni umane>. Sara' il primo film Disney, sin dai tempi di <bambi> del ' 42, a ritrarre esclusivamente animali. Il cucciolo Simba e' osservato dalla nascita all' invecchiamento. Vi collaborano pure Elton John e il paroliere Tim Rice, ben noto a Broadway grazie a <jesus Christ Superstar>: si occuperanno delle canzoni, dai suoni percussivi e dalle armonie vocali tipiche della musica tribale. Tra le voci del cartoons quelle di Matthew Broderick (Simba), James Earl Jones, Whoopi Goldberg e Jeremy Irons. Dopo il tributo all' Africa sara' la volta di <pocahontas> incentrato sugli indiani d' America, e previsto per fine ' 94. E' una storia d' amore a cartoni animati, la cui protagonista, Pocahontas appunto, figlia di un capo Powhatan, s' innamora del colonizzatore inglese John Smith. Il film si avvale di consulenti e di voci indio americane. <biancaneve e i sette nani> debutto' al Radio City Music Hall di New York il 21 dicembre ' 37, ed ora, per l' ottava volta, torna sugli schermi americani. Il primo lungometraggio animato della Disney, mai uscito su videocassetta, e piu' volte attaccato dai movimenti femministi, e' stato completamente ripulito da polvere, sporco, striature e distorsioni. La Kodak di Burbank California ha riparato gli originali e corretto i colori pastello: il lavoro ha richiesto diciotto settimane. Le 119. 500 <frames> degli 83 minuti sono state tutte sottoposte a tecnologia computerizzata digitale, e i difetti rimossi attraverso schermi di computer, oltre all' impiego di laser. Ed inoltre il suono mono e' ora elevato a stereo, al punto che le memorabili canzoni della colonna sonora risultano ancor piu' affascinanti. Le recensioni sui giornali americani sono tutte entusiastiche, a quattro stelle. Giuseppe Ballaris



(Da La Stampa del 24-07-1993)
 
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